Magro, leggero, debole, corposo, robusto e pesante, spesso quando si descrive un vino si utilizzano questi termini che fanno riferimento alla sua struttura, ma che cos’è il corpo di un vino?
Il corpo è l’insieme degli elementi che compongono un vino escludendo l’acqua, l’alcol e tutte le componenti volatili, ciò che rimane è dunque l’estratto secco: un composto pastoso formato da zuccheri, acidi fissi, polifenoli, sali minerali, glicerina, gomme e altro ancora.
L’ESTRATTO SECCO
Nei vini bianchi l’estratto secco è compreso tra 16 e 22 grammi/litro, in quelli rossi è tra i 20-30 g/l, mentre i vini passiti e/o liquorosi presentano valori ancora superiori. In generale i vini più semplici, beverini e che si consumano precocemente presentano una struttura più debole e moderata, mentre quelli maturati e affinati per lunghi periodi mostreranno un corpo più strutturato e robusto.
IL CORPO DEL VINO NELLA DEGUSTAZIONE
ESAME VISIVO
L’esame visivo è il primo passo per comprendere meglio la struttura di un vino attraverso la consistenza. Come?
Far roteare il bicchiere lentamente un paio di volte. Questa operazione serve per avvinare il calice: il vino, ricadendo lungo le pareti, forma delle piccole gocce, le lacrime, distanziate da spazi, gli archetti; in base alla velocità delle lacrime e all’ampiezza degli archetti si determina la consistenza.
Se le lacrime scendono velocemente, in modo irregolare, e se gli archetti sono ampi e distanziati il vino ha poca consistenza, se al contrario le lacrime scendo lentamente e gli archetti sono ravvicinati il vino ha una buona consistenza.
ESAME GUSTO OLFATTIVO
L’analisi gustativa consente di approfondire ulteriormente la valutazione del corpo, la struttura viene percepita a livello tattile: alcuni vini scorrono leggeri al palato, mentre altri sono “quasi masticabili”.
IL CORPO DI UN VINO PUÒ ESSERE CLASSIFICATO CON LE SEGUENTI TERMINOLOGIE
MAGRO
Si riscontra una struttura anomala e insufficiente. In questo caso si tratta di vini ottenuti da uve malate, danneggiate da piogge autunnali o sottoposte a lavorazioni eccessive.
DEBOLE
Corpo di modesta struttura dovuta alla scarsa presenza di sostanze estrattive. Non è un difetto se siamo di fronte a vini semplici che vanno bevuti giovani.
DI CORPO
Si riscontra una buona struttura, l’uva utilizzata per la produzione del vino è stata raccolta al giusto grado di maturazione con un’alta percentuale di sostanze estrattive.
ROBUSTO
Grande struttura, questa caratteristica si riscontra in vini rossi e bianchi passati in legno, passiti, liquorosi o ottenuti da uve botritizzate.
PESANTE
Struttura eccessiva e sproporzionata che crea al palato una percezione sgradevole. Si riscontra in vini sottoposti a lavorazioni errate.
ZUCCHERI, ALCOL, MORBIDEZZA E TANNINI
Ci sono anche atri elementi che possono influenzare e aumentare la percezione del corpo di un vino: in primis gli zuccheri, se ci fate caso, solitamente i vini dolci e liquorosi sono caratterizzati da una struttura solida e una consistenza elevata. L’alcol etilico stesso, benché volatile, aumenta la percezione di struttura grazie alla sensazione pseudo-calorica. Anche la gradevole e avvolgente sensazione di morbidezza, determinata dalla presenza in piccole dosi di polialcoli, tra cui il più noto è la glicerina, mette in risalto il corpo del vino. Infine i tannini (presenti nei vini rossi e macerati) esaltano la struttura con sensazioni tattili e saporifere quali astringenza e rugosità più o meno elevate.
TEMPERATURA DI SERVIZIO
La temperatura è altrettanto importante perché può condizionare la capacità di percepire e apprezzare le diverse sensazioni. Quando il vino viene servito a una temperatura più elevata si percepiranno maggiormente le sue morbidezze, determinate rispettivamente da zuccheri, alcoli e polialcoli e di conseguenza si avrà una percezione aumentata anche del corpo.
Le temperature più basse, al contrario, favoriscono le durezze quali acidità, tannicità e sapidità dando la sensazione di un corpo più snello e di un vino più giovane e dinamico.
DALLA TEORIA ALLA PRATICA
Per spiegare “nella pratica” il concetto di corpo e struttura di un vino ho optato per un vino dolce perché è molto più facile individuare la consistenza durante l’esame visivo e gusto-olfattivo.
OIRAD
La prima volta che ho sentito il nome di questo vino ho pensato potesse avere un significato arcaico, magari legato a qualche leggenda. Ovviamente, ho sbagliato di poco!
Molto gentilmente, Dario, il figlio del fondatore dell’azienda, sentendomi fantasticare sul nome, mi ha subito spiegato che Oirad è semplicemente Dario scritto al contrario. Era evidente no?? Scommetto che voi l’avevate capito subito. Io però continuo a preferire la mia versione romantica… Oirad: antico utensile utilizzato per la produzione del vino nella civiltà nuragica.
Torniamo con i piedi per terra e il calice in mano.
Oirad è un vino bianco dolce a Indicazione Geografica Tipica – Isola dei Nuraghi, ottenuto da uve Moscato, Malvasia e Nasco raccolte surmature nella seconda decade di settembre. Dopo un’attenta selezione dei grappoli, seguono diraspatura e pigiatura soffice, fermentazione con breve macerazione a temperatura controllata. Vinificazione in acciaio per 3-4 mesi, tre mesi in caratelli di rovere e 3 mesi in bottiglia prima della commercializzazione.
CARATTERI ORGANOLETTICI
Dorato luminoso che volge all’ambra. Apre su ricordi di miele e frutta secca, albicocca disidratata e agrumi canditi, che emergono su un sottofondo di macchia mediterranea. Gusto di composta dolcezza, arricchito da ricami di miele e confettura di albicocca; sfuma in un’impronta chiaramente balsamica e salina, che conferisce dinamismo e rende il finale decisamente persistente e appagante.
ABBINAMENTI
Vino da fine pasto, ottimo da solo, ma accompagna egregiamente formaggi erborinati e dolci secchi. In onore alla tradizione sarda consigliamo di abbinare questo dorato Oirad alle famose “seadas”: dolce diffuso in tutta la Sardegna, preparato principalmente con formaggio di pecora, scorze di limone avvolto in una pasta di semola poi fritta e ricoperta di miele.
Temperatura di servizio consigliata: 12/14ºC
AZIENDA FERRUCCIO DEIANA
L’Azienda vitivinicola Ferruccio Deiana ha il suo centro produttivo a Su Leunaxi, nelle campagne di Settimo San Pietro, in provincia di Cagliari. La cantina può contare oggi più di cento ettari di vigne, ogni vitigno è stato attentamente selezionato tenendo conto delle caratteristiche pedologiche dei diversi terreni. La produzione si divide equamente tra rossi e bianchi e le varietà coltivate sono quelle più tipiche e tradizionali della Sardegna: Vermentino, Monica, Cannonau, Carignano, Bovale o Bovaleddu, Barbera Sarda, Malvasia, Nasco e Moscato.